Il nostro intervento al premio letterario Andromeda, arricchito di una manifestazione canora, che ci ha visto destinatari del contributo di solidarietà che è stato dato dai partecipanti alla manifestazione che si è svolta lo scorso 14 maggio ai Cantieri culturali. Abbiamo presentato l’associazione, detto cosa facciamo e di cosa abbiamo bisogno per essere sempre più incisivi nel dare una mano ai migranti.
Rino Canzoneri
Siamo un’organizzazione di volontariato, ente del Terzo Settore senza scopo di lucro che si occupa di favorire il percorso di integrazione dei migranti.
Siamo una struttura giovane, leggera, non abbiamo costi: non paghiamo sedi, né personale, né altro per il nostro funzionamento. Lavoriamo col telefono, con le mail, con internet e quando abbiamo bisogno di una sede ci facciamo ospitare da qualche associazione.
Questo perché vogliamo che tutti i fondi di cui disponiamo siano destinati interamente ai migranti. Io e un altro socio fondatore abbiamo messo una congrua somma per i primi interventi e continuiamo a finanziare l’associazione.
Riceviamo di tanto in tanto piccole donazioni da persone generose e che hanno fiducia in noi. E andiamo avanti così.
Siamo un’associazione apartitica e che non fa politica, che opera con spirito filantropico utilizzando il nostro tempo e parte del nostro denaro per aiutare extracomunitari in difficoltà, per consentirgli un futuro con dignità e nella legalità.
Sosteniamo principalmente giovani donne rifugiate con bambini piccoli e ragazzi di talento per poter studiare, conseguire un diploma o una laurea o una specializzazione importante.
Ma non solo questo. Facciamo tante altre cose che non sto qui ad elencare per mancanza di tempo, ma che chi vuole può vedere nel nostro portale all’indirizzo www.primagliultimi.org
Perché ci occupiamo di migranti
Ci dedichiamo ai migranti perché siamo convinti che sono l’anello più debole della nostra società. Sono soli in una terra straniera, senza famiglia, senza risorse economiche, con poca conoscenza della lingua e di come funzionano le cose da noi.
Sono persone con un passato alle spalle tremendo: scappano da guerre e povertà, hanno affrontato viaggi lunghi nel corso dei quali sono stati quasi tutti vittime di violenze più o meno gravi, hanno sfidato la morte attraversando il Mediterraneo. Hanno visto morire parenti ed amici nel deserto, nelle prigioni libiche e a mare e molti di loro restano turbati per sempre psicologicamente da tutto questo orrore.
Ma anche qui non va tanto meglio
Da noi vivono condizioni di grande difficoltà. Uscendo dal sistema di accoglienza non trovano casa, se non abitazioni fatiscenti, né lavoro, se non precario e con pochi soldi. Parecchi attendono anche anni per l’iscrizione anagrafica e la residenza e sono come dei fantasmi.
E senza questi documenti non possono rinnovare il permesso di soggiorno, avere un regolare contratto di lavoro, non possono avere un’assistenza sanitaria regolare, hanno difficoltà a iscrivere i figli a scuola, non possono accedere a nessun tipo di aiuto delle istituzioni perché è come se non esistessero.
Di cosa c’è bisogno
Le ragazze madri rifugiate hanno grande bisogno di una famiglia di appoggio che li consiglia, che li guida, che mette a disposizione la propria professionalità, le proprie competenze e le proprie relazioni, per dare una mano di aiuto a risolvere alcuni dei tanti problemi che vivono giornalmente.
Li si può aiutare anche occupandosi dei loro bambini quando vanno a lavorare e non sanno a chi lasciarli. La famiglia di appoggio è per loro una grande risorsa, fondamentale per rendere più semplice il proprio percorso di inserimento nella nostra società. Per la mia esperienza posso dire che da soli non ce la fanno o se ci riescono questo avviene con enormi difficoltà e una vita dimezzata.
Per i ragazzi neomaggiorenni servono principalmente mentori che svolgono pressappoco le stesse funzioni delle famiglie di appoggio.
In entrambi i casi non occorre necessariamente denaro, ma un po’ di tempo da dedicargli, dargli attenzione e un po’ di affetto, anche perché la gran parte di loro soffre la solitudine per la mancanza dei familiari lontani o che sono morti. Mi è capitato di incontrare tanti ragazzi orfani di uno o di entrambi i genitori perché nei paesi di origine è facile morire in guerra o nei conflitti civili o per le malattie che non riescono a curare per mancanza di soldi.
Cosa serve a noi come associazione
Abbiamo bisogno principalmente di volontari che ci aiutino a svolgere le azioni che portiamo avanti. Abbiamo tanti casi, alcuni anche difficili e complessi, a cui non possiamo dare risposta perché non abbiamo le persone che se ne possono occupare. Abbiamo bisogno di famiglie di appoggio e di mentori che dedichino parte del loro tempo a ragazzi neo maggiorenni e ragazze rifugiate con bambini. Abbiamo bisogno di persone che ci mettano a disposizione qualche casa in affitto e di qualche imprenditore che offra delle opportunità di lavoro.
Contiamo molto su quanto possono fare quei cittadini che, oltre a coltivare le cose del proprio recinto familiare, possano anche aprirsi all’esterno, fare qualcosa per gli altri, per chi ha bisogno di una mano di aiuto per non essere travolto dalle avversità della vita. Ma da soli non ce la facciamo. Solo un’azione corale di più persone può dare risposte veramente efficaci.